Il Tartufo Bianco di San Miniato: Tra Storia, Tradizione e Eccellenza Gastronomica

San Miniato lega il suo nome al fungo ipogeo (cioè che cresce sottoterra) più famoso e prelibato del mondo: il tartufo bianco pregiato. Creduto per molto tempo un tubero – alla stregua di una patata da ricchi – in realtà il tartufo cresce in simbiosi principalmente nelle vicinanze delle radici di alcuni alberi, come querce, pioppi e salici, in terreni calcarei e ricchi di humus. E oggi anno rinasce praticamente nello stesso punto, motivo per cui i tartufai – coloro che trovano i tartufi insieme ai cani – ripristinano il terreno che “forano” nella speranza che possa dare nuovi frutti di valore. Un mondo misterioso e pieno di segreti gelosamente custoditi ma che è diventato a livello economico uno dei volani dell’economia di zona. Ma andiamo a scoprire un po’ di questo mondo così unico…

Origini storiche

Il legame tra San Miniato e il tartufo risale a secoli fa, anche se la documentazione storica più concreta emerge tra il XIX e il XX secolo. In realtà, si pensa che i tartufi fossero già conosciuti e apprezzati in epoca romana e medievale, ma è intorno agli anni ’30 del Novecento che San Miniato diventa famosa per il suo tartufo bianco.  Nel 1954, il nome di San Miniato iniziò a circolare a livello internazionale quando fu trovato un tartufo eccezionalmente grande del peso di 2,520 kg da Arturo Gallerini detto “Il Bego”, che venne donato al presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower.

La Mostra Mercato del Tartufo Bianco

La notorietà del tartufo di San Miniato crebbe ulteriormente con l’istituzione della Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato, che si tiene ogni anno a novembre e che nel 2024 giunge all’edizione 2024. Questa kermesse, nata nel 1969, ha aiutato a promuovere l’importanza e la qualità del tartufo bianco della zona a livello nazionale e internazionale e mediamente conta circa 60.000 presenze nei tre weekend in cartellone. La Mostra è tradizionalmente anticipata dalle sagre dedicate al tartufo nelle frazioni sanminiatesi: La Serra, Corazzano, Balconevisi, Ponte a Egola e San Miniato Basso.

Tradizione e ricerca

La raccolta del tartufo a San Miniato è ancora oggi affidata ai tartufai locali – raccolti in un’associazione con centinaia di iscritti –  che con l’aiuto dei cani addestrati cercano il prezioso tubero nelle colline e nei boschi circostanti. La zona di San Miniato si distingue perché qui si trova il Tuber Magnatum Pico, lo stesso tartufo che si trova anche nelle Langhe, famoso per il suo aroma intenso e il suo alto valore. Si pensi che la “cerca e la cavatura del tartufo” è stata dichiarata nel 2023 patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO.  Il tartufo si può cercare in Toscana dal 10 settembre al 31 dicembre.  San Miniato ha quindi conquistato negli anni una posizione di rilievo non solo per la qualità del tartufo bianco ma anche per la sua importanza storica e culturale legata alla tradizione gastronomica del territorio.

Il tartufo bianco oggi

Di conseguenza San Miniato è uno dei maggiori centri di produzione e vendita di tartufi bianchi in Italia, grazie anche ad alcune famiglie locali che da decenni se non secoli commerciano il più buono e prezioso dei funghi ipogei. La sua tradizione continua a essere viva grazie agli eventi legati al tartufo e alle aziende agricole locali che promuovono questa eccellenza culinaria, rendendolo un elemento centrale della cucina e del turismo della zona. Infine a San Miniato è stato dedicato anche un museo al tartufo – il Mutart –  su iniziativa di Fondazione San Miniato Promozione.

Alcuni link da consultare per altre informazioni:

Autore Stella Buggiani